Una crescita costante di lunghezza e di peso è la prova migliore che il bambino si sviluppa e riceve una corretta nutrizione. Altrettanto importante, tuttavia, è il benessere e la salute del bambino. La malattia può essere motivo di calo di peso. Non dobbiamo preoccuparci però se il peso varia nella curva di crescita in un breve intervallo di tempo, questo è normale. Dopo 3 mesi di età il bambino non cresce veloce come prima, e dopo 6 mesi la crescita spesso è irregolare.
Si dovrebbe pesare il bambino regolarmente e registrare il peso. Il primo mese, per esempio, è possibile pesare il bambino una volta alla settimana, poi fino all’anno di età, una volta al mese.
Qui vi indicherò uno schema dove è indicata l’età media in cui i bambini acquisiscono le varie competenze.
Ogni bambino ha i suoi tempi di sviluppo. La tabella sarà solo un aiuto per avere un quadro generale degli sviluppi. In linea di massima, tuttavia, la maggior parte dei bambini segue questo schema.
Adagiato a pancia giù tende a sollevare la testina per seguire con gli occhi una sorgente luminosa e forme colorate, percepisce il volto umano, ma solo ad una minima distanza, si calma e smette di piangere, quando gli si parla o si prende in braccio, distingue l’odore materno, emette solo vagiti e piccoli suoni inarticolati.
Gira la testa nella direzione di provenienza della voce, sollevandola per qualche istante, segue con lo sguardo le persone che si allontanano pronuncia alcuni suoni molto simili alle consonanti. Sorride ai visi familiari, è in grado di prendere qualche abitudine.
Quando si trova supino, riesce a mantenere sollevata la testa. Balbetta suoni prolungati che associano consonanti con vocali, esprime già soddisfazione o disgusto con un’elementare mimica facciale e con la voce, esplora il suo corpo, giocando con le mani succhiandole e guardandole, riesce a tenere in mano gli oggetti.
I suoi movimenti sono molto più consapevoli: è curioso, gira la testa per scoprire la provenienza di un rumore, afferra gli oggetti e li scuote, sorride in risposta, gorgheggia e grida per richiamare l’attenzione. Riconosce la mamma, le persone con cui vive e gli oggetti d’uso comune come il biberon.
Se è appoggiato, resta seduto con la schiena dritta e la testa ben eretta. È è in grado di voltarsi su un fianco, si protende verso l’oggetto che gli viene offerto, emette gridolini di gioia sorridendo con spontaneità, riconosce la sua immagine riflessa nello specchio.
Riesce a stare seduto senza punti d’appoggio, afferra senza difficoltà gli oggetti a portata di mano studiandoli con curiosità. Esprime con chiarezza le sue emozioni. Tenta di interessare con balbettii e suoni prodotti con le sue manine le persone con le quali intende comunicare. L’integrazione psichica del movimento che trasforma la motilità di tipo animalesco in motricità tipica dell’uomo avviene attraverso dinamismi intellettivi quali: il miglioramento della percezione, dell’intelligenza, dell’attenzione, della memoria; e affettivi quali: piacere, dispiacere, paura, gioia.
Manifesta grande curiosità per il mondo che lo circonda. Riesce a mangiare da solo un biscotto o una pappetta con il cucchiaio e rifiuta la pappa che non gli piace. Inizia a camminare a gattoni, combina vocali e consonanti in modo consapevole come: ga-ga ma-ma, pa-pa, ha dei giocattoli preferiti.
Riesce a reggersi leggermente sulle gambe e, da seduto, si può girare verso un lato o piegarsi per raggiungere un oggetto. Passa da solo dalla posizione supina a quella prona, segue perfettamente una cosa che si sposta trovandola, gioca a nascondino, esprime curiosità verso gli estranei e tendenzialmente piange, quando la mamma si allontana.
Aiutato, muove i primi passi e resta in piedi nel box. Inizia a dire mamma o papà e protesta se gli viene tolto un gioco. Comprende il senso di molte parole, comincia a mangiare da solo, batte le manine e le agita per salutare, ha già delle preferenze sulle persone che gli fanno compagnia.
La dominanza emisferica che determinerà l’uso preferenziale di un arto si manifesta con l’inizio della manipolazione degli oggetti. Questa preferenza, che dipende esclusivamente dalla dominanza emisferica, può essere cambiata da fattori sociali e di allenamento, con un intervento massiccio e condizionante. Questa situazione si chiama mancinismo contrariato e mette in difficoltà il bambino che in qualche caso può risentirne negativamente nello sviluppo.
Si alza in piedi per conto suo, esplora la casa andando a gattoni con disinvoltura. Afferra gli oggetti di piccole dimensione opponendo indice e pollice. Beve da solo in un bicchierino, ripete i suoni ascoltati e capisce il “no” del genitore, ma non è poi così sicuro che obbedisca.
Cammina con un punto d’appoggio. Pronuncia le prime parole oltre a mamma e papà e afferra il senso di alcune domande. Acquista, rispetto all’ambiente circostante, il senso di profondità con la visione tridimensionale, inizia ad avere atteggiamenti da “protagonista”, non esitando di fronte a nulla pur di richiamare l’attenzione.
Cammina da solo e, se si trova in piedi, riesce a chinarsi per raccogliere gli oggetti per terra. Capisce dal tono di voce le intenzioni dell’interlocutore provando gioia o paura. Comincia a giocare mettendo in relazione tra loro i giocattoli, ripete i gesti che sono risultati ridicoli e porge gli oggetti che gli vengono richiesti.
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